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al testo di Annalisa Scialpi
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Allora non sapevamo che fare non sapevamo chi essere, solo segnali, qualche stella caduta per caso.
Col marchio del peccato originale annusavamo l'aria dietro i vetri sfregandoci addosso solitudini, scandite dal suono della campanella.
Nascondevamo la vergogna nei maglioni troppo lunghi, che coprivano le mani.
Palle da biliardo per partite da segnare sui registri (alcune cadute, altre no) eravamo e non Destini, potenti come il tuono - che quelli erano le noiose gesta di eserciti assassini da imparare a memoria-.
Nei nostri zaini c'erano i pianti delle nostre madri crocifisse dietro le telenovelas o la disgustosa fiducia dei padri in un mondo già perfetto.
Nessuna sovversione. Nessuna rivoluzione.
Il senso di colpa ci dissanguava dai tempi del fonte battesimale.
Orfani e prigionieri noi non sapevamo dove andare...
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